Taggiasca, La terra dell’olivo
Se gli itinerari riportati al Ccapitolo2, Le vie del Sale, sono fruibili nel l periodo estivo ( giugno – settembre) interessndo l’alta montagna ligure, la grande opportunità del periodo invernale, e del tardo autunno, è data da quei percorsi di collina – bassa montagna ubicati a poca distanza dal mare.
Nella fascia dei terrazzamenti olivicoli, compresi tra Imperia e Sanremo, nelle zone dell’OLIVA TAGGIASCA, possono essere scoperti sentieri e percorsi, meno impegnativi di quelli dell’alta montagna, ma comunque adatti a cavalieri di esperienza e che conoscano bene il territorio, o che siano accompagnati da una guida.
Nella visita, a cavallo o a piedi, alla terra dell’olivo si apprezzerà “l’ OLIO della taggiasca”. Gli oliveti anche nelle zone dove sono presenti gli oliveti di estensione maggiore, le coltivazioni sono poste su terrazzamenti (FASCE) realizzate su muretti a secco ( MAXEI) con la pazienza e l’impegno di intere generazioni.
Gli olivi sono molto alti, in quanto i nostri antenati avevano la speranza che più l’albero era alto maggiore era la produzione d’olive.
In questi ultimi anni, correttamente, si è cominciato ad abbassare l’altezza delle piante migliorando la produzione e i rsichi degli uomini che le abbacchiano con rami di castagno molto dritti ( TRAPELE). La visita agli oliveti fa comprendere la fatica e i tipi di terreno in cui le olive vengono prodotte.
La fascia collinare, con qualche deviazione montana, compresa tra il Dianese, Imperia, Chiusavecchia, Dolcedo, Civezza, Pietrabruna, Cipressa, Terzorio, Castellaro, Taggia, Ceriana può essere percorsa tutto l’anno a cavallo. Tuttavia il massimo della bellezza e del piacere si raggiungono nel periodo invernale. In questo periodo la purezza dell’aria permette una vista migliore verso il mare e verso le montagne. L’aria tersa, priva di umidità, permette di osservare i panorami molto suggestivi verso la costa ligure e verso quella francese, riuscendo a scorgere, nelle giornate migliori, la Corsica. Nel contempo la vista verso nord permette di osservare le montagne, ora ricoperte di neve, che abbiamo attraversato nei mesi estivi e che abbiamo descritto nei due precedenti capitoli.
La collina in gran parte è coltivata ad olivo, in special modo nelle zone dell’imperiese, di Terzorio, Castellaro, Taggia, Badalucco e Montalto e in comune di Ceriana.
Tra i numerosi itinerari che si possono percorrere abbiamo scelto uno dei più semplici, ma sicuramente dei più importanti in quanto costituisce una nervatura importante per molti altri: Cipressa – Castellaro – Taggia via alta, in quanto è possibile fare percorsi più brevi e ad una quota inferiore passando ad esempio dai Zunchi di Pompeiana.
Nel capitolo vi è quindi illustrata la visita ad un frantoio: l’oleificio Panizzi di Badalucco.
Trattando di olio e di prodotti tradizionali si passa inevitabilmente al vino. In Valle Argentina e nel comprensorio taggese non esiste una produzione vinicola consistente. Benché la storia ci ricordi che il Moscatello di Taggia fosse famoso già all’epoca dei Romani e sia servito, nell’antichità, allo sviluppo economico del nostro territorio, al momento la produzione vinicola è alquanto limitata. Le uniche aree della Provincia di Imperia a vocazione vinicola sono: la zona di Dolceacqua per il Rossese, la zona di Pornassio per l’Ormeasco, il Dianese per il Vermentino e l’albenganese (soprattutto Salea) per il Pigato. Il Vermentino è molto apprezzato nella zona di Bussana di Sanremo, benché la produzione sia molto limitata. Dovendo illustrare dei vini imperiesi garantiti, da molti anni di consumo al Ristorante Lucciola, consigliamo il Vermentino e il Pigato della cantina MARIA DONATA BIANCHI di Diano Castello.
Della cucina Ligure, a spot, ne abbiamo già parlato in vari capitoli, il tema è troppo importante per venire illustrato da non esperti, si consiglia quindi la lettura di qualche pubblicazione, magari meno importante ma comunque sempre interessante, tra queste:
– Sandro Oddo “ Sugeli e Bugaeli , La cucina tipica dell’alta Valle Argentina” – pro Triora editore, Triora – 1997.
– Onorato Folco, “ La mia cucina”, Dominici editore, Imperia – 2005.